Liscivia, sappiamo di che cosa stiamo parlando?

“Liscivia” è uno di quei termini che, un linguista, definirebbe polisemici. Parole che hanno cioè significati diversi. Per questo il vocabolo viene spesso usato per indicare cose che, in realtà sono diverse dal punto di vista chimico, anche se accomunate dalla funzione detergente/pulente.

Liscivia è un termine desueto per le soluzioni caustiche di idrossido di sodio o idrossido di potassio in acqua (quelle che usiamo per il sapone). Liscivia può essere il prodotto più o meno concentrato della macerazione della cenere di legna in acqua. Liscivia è il nome popolare di detergenti che si usavano una volta a base di sapone, perborato, carbonato di sodio. Liscivia può genericamente indicare una soluzione detergente/alcalina non meglio definita.

Ogni volta che usiamo o leggiamo questa parola, dovremmo chiederci qual è il contesto in cui si presenta e, soprattutto, cercare di capire se stiamo tutti parlando della medesima cosa.

In questo post vi spiego invece perché il sapone con la liscivia di cenere non si può fare.

Perché non si può fare il sapone con la sola cenere

Fare sapone utilizzando la sola liscivia di cenere non è possibile. E c’è una spiegazione per precisa per questo.

La sostanza caustica che si estrae macerando o bollendo in acqua la cenere di legna è il carbonato di potassio (K2CO3) o potassa. Di per sé sarebbe una sostanza di colore bianco, ma nella liscivia è combinato con tracce di ferro, manganese e altri minerali che la rendono giallastra, verdognola o brunastra. La potassa è un alcale, quindi caustica e corrosiva. A differenza della soda caustica (NaOH) e dell’idrossido di potassio (KOH) però è molto meno efficiente nella saponificazione dei grassi e molto più difficile da dosare.

Dal carbonato di potassio disciolto nella liscivia si potrebbe ottenere soltanto KOH (non soda caustica, NaOH), ma solo attraverso un processo di caustificazione, cioè facendolo reagire con idrato di calcio (la calce viva). E vi lascio immaginare che cosa vorrebbe dire mettersi a fare un’operazione simile in casa. Senza per altro avere gli strumenti per misurare la purezza del KOH che si estrae e quindi non sapendo poi come determinarne il dosaggio necessario per saponificare i grassi.

E anche ammesso che ci fosse qualcuno così incosciente da provarci – sono tutti materiali caustici, corrosivi e pericolosi – l’alcale che otterreste sarebbe comunque idrossido di potassio, quello che produce una pasta gelatinosa che è la base dei saponi liquidi descritti nel nostro manuale “Il tuo sapone naturale. Metodi e consigli pratici”.

La conclusione di questo discorso è molto semplice: chiunque vi racconta che si può fare sapone solido con la sola liscivia di cenere o non ha capito nulla dei processi di saponificazione o vi sta prendendo in giro. Comunque, se vi interessa l’argomento potete dare un’occhiata alla discussione che abbiamo raccolto nel nostro gruppo Il Mio Sapone, su Facebook. Soprattutto è utile per leggere le testimonianze sui “disastri” che hanno combinato quelli che, in buona fede, ci hanno creduto e hanno provato a farlo.