Domande frequenti: ma se non metto l’amido o la farina che cosa succede?

Certe formule di sapone, comprese parecchie delle nostre, contengono tra gli ingredienti piccole dosi di amido o farine. Si tratta di additivi, cioè di “aggiunte” facoltative la cui presenza o assenza non compromette il risultato finale. La risposta alla domanda che apre questo post è dunque molto semplice: se non metti amido o farina nel sapone, non succede proprio *niente*!

Per capirlo però bisogna prima di tutto chiedersi qual è la funzione di questi additivi e quali risultati si vogliono ottenere usandoli. Una domanda che dovrebbe valere per qualsiasi ingrediente si decida di aggiungere al sapone.

Funzione delle farine nel sapone – Quelle a grana grossa (mais bramato, crusca, etc) hanno una leggera funzione esfoliante, come i piccoli semi e le erbe secche. Non sono però efficaci come il sale o la polvere di pomice, perché tendono ad assorbire acqua durante la saponificazione e ad ammorbidirsi. Di solito, volendo ottenere un sapone a leggero effetto scrub usando le farine, conviene farlo a strati, aggiungendo la farina soltanto a una parte della pasta di sapone per evitare che si disperda in tutta la massa e perda quindi la (poca) efficacia. La quantità di farina che si usa in questo caso è nell’ordine di pochi cucchiai, da aggiungere a una parte della pasta di sapone prima di versarla nello stampo.

Funzione degli amidi (e delle farine fini) nel sapone – Gli amidi di riso o di mais, così come le farine fini, possono essere usati come blandi fissatori delle profumazioni. In tal caso, non vanno semplicemente aggiunti nella miscela di sapone, ma è necessario prepararli prima in questo modo: qualche ora prima di far sapone, meglio ancora se il giorno prima, si versa l’amido o la farina in un vasetto di vetro a chiusura ermetica, si aggiunge la profumazione (oli essenziali o fragranze), si mescola, si chiude ermeticamente e si lascia riposare. Questo farà in modo che l’amido si impregni di profumo e che, per quanto sarà possibile, lo trattenga nel momento in cui sarà disperso nel sapone. La quantità di amidi o farine che si usa a questo scopo è minimale: di solito 1 o 2 cucchiaini, a seconda della quantità di profumazione da fissare. E’ un accorgimento che, come detto, non garantisce miracoli. Voledo una profumazione persistente, meglio puntare sulla quantità e qualità degli oli essenziali o delle fragranze, lasciando perdere l’amido.

Le farine fini contengono proteine e amidi che possono contribuire a diminuire il potere detergente del sapone, rendendolo più delicato. E’ il caso, per esempio, dell’avena. Anche a tal scopo però l’aggiunta va fatta con cognizione, senza esagerare, per evitare di trovarsi con un sapone spugnoso, bavoso e facile preda delle muffe. Uno o due cucchiai colmi per chilo di grassi sono di solito sufficienti.

Farine e amidi non vanno mai aggiunti ai saponi destinati al bucato, perché contribuiscono a creare residui insolubili che si appiccicano sui tessuti e nelle tubature. I saponi destinati al bucato devono invece potersi dissolvere velocemente e totalmente.

Sul web esistono formule demenziali di saponi con quantità enormi di farina che vengono utilizzate per emulsionare e far rapprendere un pastrocchio di olio e acqua che, altrimenti, non si addenserebbe nemmeno a piangere. Ma si tratta, appunto, di ricette demenziali. Approfondimenti sui metodi per fare il sapone, sugli ingredienti e le loro combinazioni, li trovate nel nostro manuale “Il sapone fatto in casa for Dummies“.

Ma voi lo sapete come si usa il sapone?

Quando si tratta di detergenza, che è il termine tecnico per definire il lavarsi, c’è sempre molto da imparare. Insaponarci e sciacquarci sono gesti che facciamo spesso senza pensare, ma sui quali invece dovremmo cominciare a riflettere, tenendo presente alcune considerazioni. Spesso ci preoccupiamo dell'”aggressività” del sapone o del detergente che usiamo, senza tenere conto che l’atto del lavarsi è la somma di fattori diversi, ciascuno dei quali gioca un ruolo nell’esito finale.

  • La pelle del nostro corpo non è tutta uguale. Il viso, per esempio, ha bisogno di essere pulito in maniera diversa rispetto alle spalle. I talloni non possono essere trattati come la schiena e così via. Imparate a conoscere la vostra cute e le sue esigenze.
  • Lavarsi è un esercizio di altissimo equilibrismo: deve rimuovere lo sporco, ma senza
    danneggiare lo strato protettivo della pelle che pure, in parte, è responsabile dello
    sporco stesso.
  • ll detergere è dato dalla combinazione di due fattori: l’applicazione di un detergente
    (sapone o miscela di tensioattivi) e l’azione di sfregamento che possiamo fare con le mani, una spugna, una retina o una pezzuola.
  • Per ottimizzare questi due fattori, provate ad avvolgere la saponetta in un sacchetto
    di tessuto morbido e trasparente come la mussola. Un semplice gesto per un doppio vantaggio: il sapone smetterà di scivolarvi dalle mani e produrrà una schiuma ricca e cremosa. Oppure, insaponate una spugna (morbida per il viso, a effetto massaggio per il corpo, leggermente abrasiva per i punti difficili) e lavatevi con quella: sarete sorpresi dalla massa di schiuma che con questi piccoli trucchi producono anche i famigerati “tutt’oliva”!
  • Per il viso, fate schiumare la vostra saponetta tra le mani. Quindi prendete la schiuma e applicatela delicatamente attorno agli occhi, sulla fronte, sul mento, massaggiando la pelle coi polpastrelli per qualche secondo. Ora potete risciacquarvi o passare una spugnetta morbida se volete una pulizia più profonda.
  • Il viso andrebbe lavato la sera perché durante la notte la pelle abbia il tempo di ricostituire il suo “mantello” idrolipidico senza essere esposta all’aria o ai raggi solari. Di mattina basta una risciacquata, più per svegliarvi che per pulirvi!
  • Dopo aver lavato il viso (specialmente se col sapone) applicate una crema nutriente
    per aiutare la pelle a ritrovare il suo normale equilibrio lipidico e per proteggerla dall’attacco degli agenti atmosferici e dall’inquinamento dell’aria.
  • Applicate una lozione leggera su tutto il corpo dopo la doccia per mantenere una pelle sana a tutte le età.
  • Non abusate di saponi a effetto peeling. Prendete l’abitudine di usarli saltuariamente
    (per esempio ogni due settimane o una volta al mese) e soltanto sulle aree del corpo dove lo scrub è necessario.
  • Lavarsi è un modo di coccolarsi! Fatelo senza stress, prendetevi il tempo necessario
    a volervi bene.
  • La nostra pelle cambia, con le stagioni, l’età, gli stati d’animo: imparate ad ascoltarla e a trattarla di conseguenza.

Per scrivere questa parte abbiamo fatto riferimento, oltre che alla nostra esperienza pratica, al blog Nononsensecosmethic.org di Rodolfo Baraldini, esperto di formulazioni cosmetiche, divulgatore e soprattutto cacciatore di “bufale” e falsi miti del marketing cosmetico. Questo post è un estratto dal nostro manuale “Il sapone fatto in casa for Dummies”.

Prima spesa dell’apprendista saponaio

olio di vinaccioliAll’inizio capita un po’ a tutti. Si leggono le formule sui manuali o su internet e ci sente scoraggiati per via della grande quantità di ingredienti “strani” che sembrano contenere.

In realtà, per cominciare a fare sapone non è necessario dilapidare uno stipendio e nemmeno portarsi in casa decine di oli o additivi particolari, soprattutto se ancora non si è compreso, fino in fondo, come utilizzarli e quando.

Dovendo ipotizzare una dispensa minimale dell’apprendista saponaio, direi che è indispensabile procurarsi:

  • Un olio insaturo come l’oliva già basterebbe, ma volendone un altro da abbinare si può scegliere tra olio di riso o olio di mandorle per stare su quelli facile da trovare.
  • Olio di cocco, ingrediente fondamentale per la schiuma
  • Un paio di grassi saturi, a scelta, tra quelli vegetali o animali
  • Olio di ricino, non fondamentale, ma se c’è e si abbina con l’olio di cocco, la schiuma migliora
  • Soda caustica, ovviamente. No soda, no sapone!
  • Un paio di oli essenziali a scelta. La lavanda è un super classico. Magari evitare gli agrumi che hanno sì un aroma fantastico ma, se non si usano in dosi congrue, svaniscono subito. Un’alternativa agli oli essenziali sono le fragranze cosmetiche per sapone. Si trovano solo online, ma hanno un’ottima resa. Nel nostro gruppo su Facebook c’è un elenco sempre aggiornato sulle fragranze che ammassano.
  • Volendo fin da subito darsi alla soap-art, si possono acquistare online un paio di miche cosmetiche. Nel gruppo Facebook ci sono gli album sui colori che si possono ottenere, invece, con ingredienti naturali.
  • Tra gli additivi, quelli che può valere la pena acquistare all’inizio sono gli anti-ossidanti (sodio gluconato o oleoresina di rosmarino) e, volendo anche l’effetto anti-scum, il sodio citrato. Non è scritto sulla pietra che *tutti* li debbano usare *sempre*. Ma possono servire, ecco.

Additivi, fragranze, miche e alcuni oli si acquistano più facilmente online. Nel nostro gruppo su Facebook c’è un elenco dei fornitori e tante altre informazioni su dove trovare i materiali.

Ricettinaaaaaa: latte miele & avena

La ricetta del sapone al latte, miele e avena è una delle più popolari: ne troverete infinite versioni su Internet e sui manuali.
Latte e miele impartiscono al sapone un bel colore bruno dorato, e non è raro che sulla superficie compaia la polvere di sapone, o soap ash, che di solito è considerata un difetto, ma che su questo sapone fa invece un effetto bellissimo e fa pensare al toffee!
Lo sconto soda, senza tener conto dei grassi del latte, è vicino al 6%. I fiocchi d’avena, lasciati interi ma frullati nella pasta di sapone, rendono il sapone piacevolmente ruvido al tatto.

Ingredienti
Olio di oliva    620 g
Sego di bue od olio di palma    250 g
Olio di cocco    100 g
Olio di ricino 30 g

Soda caustica (NaOH)    132 g
Latte    300 g

Miele    1 cucchiaio, sciolto in poca acqua tiepida

Fiocchi di avena    1 cucchiaio
Olio essenziale di palmarosa    9 ml
Olio essenziale di arancio dolce    9 ml
Olio essenziale di cannella    2 ml

Procedimento
1.    Il giorno prima di fare il sapone, misurate e congelate il latte, come spiegato nel procedimento per i saponi al latte nel libro For Dummies.
2.    Quando siete pronti per far sapone, preparate il piano di lavoro, le attrezzature di sicurezza, lo stampo e gli ingredienti scelti.
3.    Preparate la soluzione caustica col latte semi-congelato e lasciatela intiepidire.
4.    Misurate e scaldate i grassi.
5.    Misurate gli oli essenziali e i fiocchi d’avena nello stesso contenitore. Mescolate e mettete da parte.
6.    Quando grassi e soluzione caustica sono pronti, versate la soluzione caustica nei grassi e date una mescolata veloce.
7.    Aggiungete il miele, sciolto in poca acqua tiepida, e mescolate fino a quando la pasta di sapone comincia a schiarirsi.
8.    Aggiungete il miscuglio di oli essenziali e fiocchi d’avena.
9.    Mescolate col frullatore a immersione finché il sapone comincia a rapprendersi.
10.    Versate nello stampo, proteggete la superficie del sapone secondo necessità e isolate gli stampi.
11.    Controllate il sapone periodicamente, alleggerendo l’isolamento se necessario.
12.    Sformate, tagliate se necessario e mettete a stagionare per almeno 6 settimane.

La riuscita di questa formula richiede lo studio preliminare dei fondamenti e delle tecniche di saponificazione. Non mettevi a provare se non avete alcuna esperienza perché rischiate di sprecare materiale o persino di farvi male. Saponai non ci si improvvisa con qualche consiglio preso sul web!

Ricettinaaaa: salty dog con cottura nel forno

Il metodo a caldo nel forno è il preferito di Marina per una ricetta classica (ma rognosa), quella dove si usa solo olio di cocco per saponi bianchi e tanto schiumosi da far la schiuma anche in acqua di mare.
Sebbene si possa preparare anche a freddo, il sapone di solo olio di cocco ha sempre la tendenza a surriscaldarsi e fuoriuscire dagli stampi. In questo senso, meglio tenerlo sotto controllo nel forno, a pentola scoperta e stando pronti a intervenire se dovesse minacciare l’effetto vulcano.
Come per tutti i saponi di solo olio di cocco, lo sconto della soda è molto più alto della media, intorno al 15% in questa ricetta ma si può salire fino al 20%.
La soluzione caustica è più acquosa del solito e ha qui una concentrazione del 24% circa, anche per ridurre i rischi di effetto-vulcano. Per la stessa ragione, potete scegliere di lavorare con temperature di miscela più basse del solito, e comunque inferiori ai 40ºC sia per il grasso, sia per la soluzione caustica.

Ingredienti
olio di cocco    2000 g

soda caustica (NaOH)    313 g
acqua    1000 g

Dopo la cottura:
olio essenziale di limone    20 ml
olio essenziale di rosmarino    12 ml
olio essenziale di lavanda    8 ml
olio essenziale di mirto    4 ml

Procedimento
1.    Preparate il piano di lavoro, le attrezzature di sicurezza, gli stampi e gli ingredienti.
2.    Accendete il forno e lasciatelo scaldare secondo le istruzioni contenute nel libro Sapone fatto in casa for Dummies.
3.    Preparate la soluzione caustica.
4.    Misurate l’olio di cocco nella pentola del sapone. Mettetelo in forno a scaldare.
5.    Quando olio di cocco e soluzione caustica sono pronti (40ºC o meno), versate la soluzione caustica nell’olio di cocco e mescolate.
6.    Mettete la pentola del sapone nel forno e lasciate cuocere, come spiegato nelle Istruzioni passo per passo contenute nel libro.
7.    A fine cottura, aggiungete gli oli essenziali.
8.    Trasferite negli stampi, proteggete la superficie del sapone secondo necessità e isolate gli stampi.
9.    Dopo 24 ore, sformate, tagliate se necessario e mettete a stagionare per almeno 8 settimane.

La riuscita di questa formula richiede lo studio preliminare dei fondamenti e delle tecniche di saponificazione. Non mettevi a provare se non avete alcuna esperienza perché rischiate di sprecare materiale o persino di farvi male. Saponai non ci si improvvisa con qualche consiglio preso sul web!

For dummies in pillole: metodo a caldo nel forno

La saponificazione in forno ha fatto la sua comparsa una quindicina di anni fa, come variante dei metodi a caldo. E’ un metodo il cui esito dipende moltissimo dalle caratteristiche del forno e dalla sua capacità di conservare temperature relativamente basse per un lungo periodo di tempo. E’ anche un sistema di “cottura” che richiede supervisione e che quindi non è adatto a chi è ancora alle prime armi. Questo metodo è descritto in dettaglio nel nostro manuale “Il sapone fatto in casa for dummies” ma qui riporto un riepilogo generale che, per ragioni di spazio, non era stato possibile inserire nel libro. Le informazioni si riferiscono ai saponi solidi, cioè quelli fatti con la soda caustica, non ai saponi liquidi.

Temperature di miscela – Oli: tra i 40ºC e i 50ºC. Soluzione caustica: meno di 40ºC


Consistenza della pasta – Dopo la cottura, la pasta è come una gelatina spessa, ma più fluida di quella cotta a bagnomaria. Non adatta a decori swirl o a stampi con decori intricati. Ideale per stampi semplici da più saponette, con o senza divisori.


Consistenza del sapone – Pastoso, elastico, di aspetto ceroso e colore più uniforme del sapone cotto a bagnomaria, ma mai uniforme come il sapone a freddo. Si presta bene a essere tagliato a fette e timbrato.


Ingredienti da evitare – Latte, miele e additivi zuccherini. Fate attenzione ai grassi che possono far surriscaldare la pasta di sapone. Se li usate, tenete sotto controllo il sapone per evitare l’effetto vulcano.


Adatto per – Lotti da 2 a 5 chili di saponi solidi per tutti gli usi.


Non adatto per – Lotti standard da un chilo. Saponi al latte e miele.


Da evitare per – Saponi con decori molto dettagliati. Saponi swirl.


Aggiunta oli surgrassanti – Dopo la cottura, regolando opportunamente lo sconto soda.


Vantaggi – Possibilità di fare lotti più grandi. La saponificazione è sicuramente completa al termine della cottura. Surgrassanti e additivi si aggiungono a fine cottura e potrebbero rimanere intatti nel sapone finito.


Svantaggi – Non adatto ai principianti. Difficile gestire le temperature del forno.
Il sapone va sorvegliato costantemente durante la cottura. Non è adatto ai piccoli lotti di sapone, compreso il lotto standard (1 chilo di grassi). Lavorare con lotti grandi richiede esperienza, forza e buona manualità. Si rischia di sprecare (e dover recuperare) molto materiale se qualcosa va storto.

Ricettinaaaaa: sapone a caldo al catrame vegetale

Forse l’applicazione più classica del metodo a caldo a bagnomaria sono le ricette di saponi al catrame vegetale. Il catrame (di grado farmaceutico) è un rimedio popolare, utilizzato anche in veterinaria, per alcune condizioni della pelle, tra cui micosi e infiammazioni croniche. I saponi al catrame non sono panacee per tutti i mali, ma molti li trovano più delicati e più adatti di altri (per esempio) all’igiene intima. E questo, anche superando una certa repulsione per l’aroma del catrame, molto forte e penetrante e non esattamente gradevole, e per il colore della schiuma, che fa sempre pensare allo “sporco”!
Abbiamo provato diverse ricette di saponi al catrame, a partire dalla più classica, che ne contiene ben il 15%. Qui ve ne proponiamo una versione addomesticata, dove l’aroma del catrame è meno forte e pertanto più facile da accettare.
Il catrame per usi cosmetici e veterinari si acquista in farmacia. Non fatevi tentare dall’autoproduzione di catrame per i vostri saponi: acquistatelo solo in farmacia per essere sicuri che non contenga residui tossici superiori ai limiti fissati dalla normativa europea sui cosmetici.
Come per tutte le ricette di saponi a caldo, la soluzione caustica è più acquosa e ha qui una concentrazione del 25% circa. Nonostante la presenza di grassi saturi e uno sconto soda intorno all’8%, i saponi risultanti potrebbero essere ancora piuttosto morbidi quando li sformerete e dovranno stagionare per almeno 8 settimane.
Per una versione tutta vegetale, potrete sostituire il sego con olio di palma o burro karitè o olio di cocco, ricalcolando opportunamente la soda. Se sostituite l’intera quantità di sego coll’olio di cocco, aumentate lo sconto soda se avete una pelle delicata (in questo post vi spieghiamo il perché). Il sego può essere sostituito anche dallo strutto. Ricordate di inserire il catrame nei calcoli!

Ingredienti

olio di oliva o di sansa    500 g
olio di cocco                  120 g
sego di bue                    300 g
olio di ricino                      30 g
catrame vegetale              50 g

soda caustica (NaOH)     127 g
acqua                             380 g

miscela di oli essenziali a scelta (facoltativa)    da 10 a 15 ml

Procedimento
1.    Preparate il piano di lavoro, le attrezzature di sicurezza, gli stampi e gli ingredienti.
2.    Preparate la pentola per la cottura a bagnomaria e mettetela sul fuoco a scaldare.
3.    Preparate la soluzione caustica, seguendo le precauzioni per la sicurezza.
4.    Misurate i grassi, cominciando col catrame vegetale dentro la pentola del sapone. Immergete la pentola nell’acqua a scaldare.
5.    Quando grassi e soluzione caustica sono alla giusta temperatura, versate la soluzione caustica nei grassi e mescolate.
6.    Il catrame farà rapprendere la pasta di sapone quasi istantanemente. Non preoccupatevi se non riuscite a rendere il miscuglio omogeneo: a questo provvederà la cottura.
7.    Rimettete la pentola del sapone nella pentola del bagnomaria e lasciate cuocere, come spiegato nelle istruzioni spiegate nel manuale “Sapone fatto in casa for dummies“.
8.    A fine cottura, aspettate che la temperatura della pasta di sapone scenda sotto i 70º C se volete aggiungere degli oli essenziali.
9.    Trasferite negli stampi, proteggete la superficie del sapone secondo necessità e isolate gli stampi.
10.    Dopo 24 ore, sformate, tagliate se necessario e mettete a stagionare per almeno 8 settimane.

La riuscita di questa formula richiede lo studio preliminare dei fondamenti e delle tecniche di saponificazione. Non mettevi a provare se non avete alcuna esperienza perché rischiate di sprecare materiale o persino di farvi male. Saponai non ci si improvvisa con qualche consiglio preso sul web!

For dummies in pillole: il metodo a caldo a bagnomaria

Un paio di pentole d’acciaio, una più grande dell’altra, acqua bollente e via. Il metodo a caldo a bagnomaria è il sistema più immediato per sperimentare qualcosa di diverso rispetto alla saponificazione a freddo. Questo metodo è descritto in dettaglio nel nostro manuale “Il sapone fatto in casa for dummies” ma qui riporto un riepilogo generale che, per ragioni di spazio, non era stato possibile inserire nel libro. Le informazioni si riferiscono ai saponi solidi, cioè quelli fatti con la soda caustica, non ai saponi liquidi.

Temperature di miscela – Oli tra i 40° e i 50° C, soluzione caustica meno di 40° C.


Consistenza della pasta – Dopo la cottura, la pasta è come una gelatina molto spessa. Non adatta ai decori swirl, né agli stampi con decori dettagliati. Meglio versarla in stampi semplici, singoli o multipli con o senza divisori. Un sistema per rendere la pasta più fluida è l’aggiunta del sodio lattato.


Consistenza del sapone – Pastoso, elastico, di aspetto ceroso o traslucido e un po’ rugoso in superficie. Si presta bene a essere tagliato a fette e timbrato.


Ingredienti da evitare – Latte. Miele e additivi zuccherini da usare con cautela.


Adatto per – Saponi solidi per il corpo, il bucato, gli animali domestici. Saponi che contengano ingredienti che possono far ammassare la pasta di sapone, in particolare cera d’api, colofonia, catrame vegetale, ma in questo caso bisogna fare particolarmente attenzione a che le temperature non diventino troppo alte.


Non adatto per – Saponi al latte, saponi decorativi con alto dettaglio, come gli swirl.


Da evitare assolutamente per – Saponi whipped.


Aggiunta di oli surgrassanti – Dopo la cottura, regolando opportunamente la quantità di soda all’inizio.


Vantaggi – La saponificazione è sicuramente completa al termine della cottura. Surgrassanti e additivi si aggiungono a fine cottura e potrebbero rimanere intatti nel sapone finito. Il sistema del bagnomaria è alla portata di tutti, non richiede acquisti di attrezzature speciali.


Svantaggi – Scelta più limitata per gli ingredienti. Il sistema a due pentole richiede buona manualità e una certa forza. Costi di produzione superiori per l’energia impiegata nella cottura. La cottura va sorvegliata.

L’uso di questa tecnica presuppone la conoscenza delle basi della saponificazione e una certa dimestichezza coi metodi a freddo. Non mettevi a provare se non avete alcuna esperienza perché rischiate di sprecare materiale o persino di farvi male. Saponai non ci si improvvisa con qualche consiglio preso sul web!

Ricettinaaaaa: sapone al rasshoul in pentola elettrica

Argilla Rasshoul dal sito francese Aromazone

I saponi per la rasatura devono fare molta schiuma, ma allo stesso tempo non risultare troppo aggressivi per la pelle, già sottoposta allo stress meccanico dello sfregamento col rasoio. In questa ricetta la combinazione degli oli di cocco e ricino assicura una schiuma densa e cremosa, ma l’alto sconto della soda (circa 12%) e l’aggiunta di olio di jojoba a saponificazione avvenuta bilanciano l’azione detergente.
L’argilla è un ingrediente tipico dei saponi per rasatura perché aiuta a far scorrere meglio il rasoio sulla pelle. In alternativa al rasshoul potete usare dell’argilla verde ventilata.
Gli oli essenziali, anch’essi aggiunti a saponificazione completata, sono stati scelti per le loro proprietà lenitive e antiarrossamento. È un sapone adatto non solo alla barba, ma anche alla depilazione.
Ingredienti
olio di cocco    500 g
olio di oliva      450 g
olio di ricino    50 g

soda caustica (NaOH)    143 g
acqua    330 g
argilla rasshoul    30 g

Dopo la cottura:
olio di jojoba    20 g

olio essenziale di melissa officinale    5 ml
olio essenziale di camomilla romana     5 ml
olio essenziale di salvia sclarea    5 ml

Procedimento
1.    Preparate il piano di lavoro, le attrezzature di sicurezza, gli stampi e gli ingredienti.
2.    In un vasetto di vetro per conserve con tappo a chiusura ermetica, pesate l’olio di jojoba, aggiungete gli oli essenziali, chiudete bene e mettete da parte. Pesate l’argilla e mettetela da parte.
3.    Preparate la soluzione caustica in un contenitore adatto, seguendo le solite procedure di sicurezza.
4.    Se avete una bilancia che regge il peso del contenitore di ceramica della pentola elettrica, pesate gli oli direttamente lì dentro. In alternativa, pesate gli oli in un contenitore separato e poi travasateli nella pentola elettrica.
5.    Accendete la pentola elettrica sul minimo.
6.    Quando gli oli si sono riscaldati e la soluzione caustica si è raffreddata, versate la soluzione caustica negli oli, quindi aggiungete l’argilla e mescolate.
7.    Proseguite la cottura, come spiegato nel manuale nella parte relativa ai metodi a caldo.
8.    A fine cottura, incorporate il miscuglio di jojoba e oli essenziali.
9.    Trasferite la pasta di sapone negli stampi.
10.    Dopo 24 ore, sformate, tagliate se necessario e mettete a stagionare per almeno 6 settimane.
La riuscita di questa formula richiede lo studio preliminare dei fondamenti e delle tecniche di saponificazione. Non mettevi a provare se non avete alcuna esperienza perché rischiate di sprecare materiale o persino di farvi male. Saponai non ci si improvvisa con qualche consiglio preso sul web!

For dummies in pillole: il metodo a caldo nella crockpot

Crockpot è la marca più famosa

Crockpot è il nome della marca inglese più famosa, ma la pentola elettrica a cottura programmata è ormai diventata un “oggetto” che si trova anche in Italia e che non costa più una fortuna. Molti in questi anni – compresa la sottoscritta – l’hanno comprata per farci il sapone a caldo perché è molto più comoda del bagnomaria, più sicura ed efficiente del forno. Questo metodo di saponificazione a caldo è descritto nel nostro manuale “Il sapone fatto in casa for dummies” ma qui riporto un riepilogo generale che, per ragioni di spazio, non era stato possibile inserire nel libro. Le informazioni si riferiscono ai saponi solidi, cioè quelli fatti con la soda caustica, non ai saponi liquidi.

Temperature di miscela –  Oli tra i 40° e i 50° C, soluzione caustica a meno di 40°


Consistenza della pasta – Dopo la cottura, la pasta è come una gelatina spessa, ma più fluida di quella cotta a bagnomaria. Ottima per saponi semplici, da tagliare a fette.
Non adatta per stampi con decori intricati. Ideale per stampi semplici, individuali o da più saponette, con o senza divisori.


Consistenza del sapone – Pastoso, elastico, di aspetto ceroso e colore più uniforme del sapone cotto a bagnomaria, ma mai uniforme come il sapone a freddo. Si presta bene a essere tagliato a fette e timbrato.


Ingredienti da evitare – Latte, miele e additivi zuccherini. Fate attenzione anche ai grassi che possono far surriscaldare la pasta di sapone.


Adatto per – Lotti standard da 1 kg o più piccoli. Saponi solidi per tutti gli usi. Saponi semi-trasparenti


Non adatto per – Lotti grandi, saponi decorativi tipo swirl.


Aggiunta di oli surgrassanti – Dopo la cottura, aggiustando opportunamente lo sconto dell’alcali.


Vantaggi della cottura in pentola elettrica – Possibilità di fare lotti più piccoli del lotto standard da 1 kg, ideale per esperimenti con nuove ricette a caldo.  Valida alternativa al metodo a bagnomaria perché non richiede “sorveglianza”. Più sicuro per i saponi che contengono alcol perché non si lavora con fiamme libere. La saponificazione è sicuramente completa al termine della cottura.
Surgrassanti e additivi si aggiungono a fine cottura quando la saponificazione è finita.


Svantaggi – Non si possono fare lotti molto grandi. La pentola di ceramica è pesante, ci vuole una bilancia che porti almeno 5 chili con divisioni di 1 grammo. L’alternativa è pesare tutto in contenitori separati o preparare il sapone in una pentola normale e poi trasferirlo nella crockpot per la cottura.
E’ richiesto un piccolo investimento iniziale per comprare la pentola e va messo in conto il consumo energetico per farla funzionare. La pentola di ceramica può danneggiarsi al contatto con gli alcali e non in tutti i modelli può essere sostituita.