Domande frequenti: ma se non metto l’amido o la farina che cosa succede?

Certe formule di sapone, comprese parecchie delle nostre, contengono tra gli ingredienti piccole dosi di amido o farine. Si tratta di additivi, cioè di “aggiunte” facoltative la cui presenza o assenza non compromette il risultato finale. La risposta alla domanda che apre questo post è dunque molto semplice: se non metti amido o farina nel sapone, non succede proprio *niente*!

Per capirlo però bisogna prima di tutto chiedersi qual è la funzione di questi additivi e quali risultati si vogliono ottenere usandoli. Una domanda che dovrebbe valere per qualsiasi ingrediente si decida di aggiungere al sapone.

Funzione delle farine nel sapone – Quelle a grana grossa (mais bramato, crusca, etc) hanno una leggera funzione esfoliante, come i piccoli semi e le erbe secche. Non sono però efficaci come il sale o la polvere di pomice, perché tendono ad assorbire acqua durante la saponificazione e ad ammorbidirsi. Di solito, volendo ottenere un sapone a leggero effetto scrub usando le farine, conviene farlo a strati, aggiungendo la farina soltanto a una parte della pasta di sapone per evitare che si disperda in tutta la massa e perda quindi la (poca) efficacia. La quantità di farina che si usa in questo caso è nell’ordine di pochi cucchiai, da aggiungere a una parte della pasta di sapone prima di versarla nello stampo.

Funzione degli amidi (e delle farine fini) nel sapone – Gli amidi di riso o di mais, così come le farine fini, possono essere usati come blandi fissatori delle profumazioni. In tal caso, non vanno semplicemente aggiunti nella miscela di sapone, ma è necessario prepararli prima in questo modo: qualche ora prima di far sapone, meglio ancora se il giorno prima, si versa l’amido o la farina in un vasetto di vetro a chiusura ermetica, si aggiunge la profumazione (oli essenziali o fragranze), si mescola, si chiude ermeticamente e si lascia riposare. Questo farà in modo che l’amido si impregni di profumo e che, per quanto sarà possibile, lo trattenga nel momento in cui sarà disperso nel sapone. La quantità di amidi o farine che si usa a questo scopo è minimale: di solito 1 o 2 cucchiaini, a seconda della quantità di profumazione da fissare. E’ un accorgimento che, come detto, non garantisce miracoli. Voledo una profumazione persistente, meglio puntare sulla quantità e qualità degli oli essenziali o delle fragranze, lasciando perdere l’amido.

Le farine fini contengono proteine e amidi che possono contribuire a diminuire il potere detergente del sapone, rendendolo più delicato. E’ il caso, per esempio, dell’avena. Anche a tal scopo però l’aggiunta va fatta con cognizione, senza esagerare, per evitare di trovarsi con un sapone spugnoso, bavoso e facile preda delle muffe. Uno o due cucchiai colmi per chilo di grassi sono di solito sufficienti.

Farine e amidi non vanno mai aggiunti ai saponi destinati al bucato, perché contribuiscono a creare residui insolubili che si appiccicano sui tessuti e nelle tubature. I saponi destinati al bucato devono invece potersi dissolvere velocemente e totalmente.

Sul web esistono formule demenziali di saponi con quantità enormi di farina che vengono utilizzate per emulsionare e far rapprendere un pastrocchio di olio e acqua che, altrimenti, non si addenserebbe nemmeno a piangere. Ma si tratta, appunto, di ricette demenziali. Approfondimenti sui metodi per fare il sapone, sugli ingredienti e le loro combinazioni, li trovate nel nostro manuale “Il sapone fatto in casa for Dummies“.

Ma voi lo sapete come si usa il sapone?

Quando si tratta di detergenza, che è il termine tecnico per definire il lavarsi, c’è sempre molto da imparare. Insaponarci e sciacquarci sono gesti che facciamo spesso senza pensare, ma sui quali invece dovremmo cominciare a riflettere, tenendo presente alcune considerazioni. Spesso ci preoccupiamo dell'”aggressività” del sapone o del detergente che usiamo, senza tenere conto che l’atto del lavarsi è la somma di fattori diversi, ciascuno dei quali gioca un ruolo nell’esito finale.

  • La pelle del nostro corpo non è tutta uguale. Il viso, per esempio, ha bisogno di essere pulito in maniera diversa rispetto alle spalle. I talloni non possono essere trattati come la schiena e così via. Imparate a conoscere la vostra cute e le sue esigenze.
  • Lavarsi è un esercizio di altissimo equilibrismo: deve rimuovere lo sporco, ma senza
    danneggiare lo strato protettivo della pelle che pure, in parte, è responsabile dello
    sporco stesso.
  • ll detergere è dato dalla combinazione di due fattori: l’applicazione di un detergente
    (sapone o miscela di tensioattivi) e l’azione di sfregamento che possiamo fare con le mani, una spugna, una retina o una pezzuola.
  • Per ottimizzare questi due fattori, provate ad avvolgere la saponetta in un sacchetto
    di tessuto morbido e trasparente come la mussola. Un semplice gesto per un doppio vantaggio: il sapone smetterà di scivolarvi dalle mani e produrrà una schiuma ricca e cremosa. Oppure, insaponate una spugna (morbida per il viso, a effetto massaggio per il corpo, leggermente abrasiva per i punti difficili) e lavatevi con quella: sarete sorpresi dalla massa di schiuma che con questi piccoli trucchi producono anche i famigerati “tutt’oliva”!
  • Per il viso, fate schiumare la vostra saponetta tra le mani. Quindi prendete la schiuma e applicatela delicatamente attorno agli occhi, sulla fronte, sul mento, massaggiando la pelle coi polpastrelli per qualche secondo. Ora potete risciacquarvi o passare una spugnetta morbida se volete una pulizia più profonda.
  • Il viso andrebbe lavato la sera perché durante la notte la pelle abbia il tempo di ricostituire il suo “mantello” idrolipidico senza essere esposta all’aria o ai raggi solari. Di mattina basta una risciacquata, più per svegliarvi che per pulirvi!
  • Dopo aver lavato il viso (specialmente se col sapone) applicate una crema nutriente
    per aiutare la pelle a ritrovare il suo normale equilibrio lipidico e per proteggerla dall’attacco degli agenti atmosferici e dall’inquinamento dell’aria.
  • Applicate una lozione leggera su tutto il corpo dopo la doccia per mantenere una pelle sana a tutte le età.
  • Non abusate di saponi a effetto peeling. Prendete l’abitudine di usarli saltuariamente
    (per esempio ogni due settimane o una volta al mese) e soltanto sulle aree del corpo dove lo scrub è necessario.
  • Lavarsi è un modo di coccolarsi! Fatelo senza stress, prendetevi il tempo necessario
    a volervi bene.
  • La nostra pelle cambia, con le stagioni, l’età, gli stati d’animo: imparate ad ascoltarla e a trattarla di conseguenza.

Per scrivere questa parte abbiamo fatto riferimento, oltre che alla nostra esperienza pratica, al blog Nononsensecosmethic.org di Rodolfo Baraldini, esperto di formulazioni cosmetiche, divulgatore e soprattutto cacciatore di “bufale” e falsi miti del marketing cosmetico. Questo post è un estratto dal nostro manuale “Il sapone fatto in casa for Dummies”.

Prima spesa dell’apprendista saponaio

olio di vinaccioliAll’inizio capita un po’ a tutti. Si leggono le formule sui manuali o su internet e ci sente scoraggiati per via della grande quantità di ingredienti “strani” che sembrano contenere.

In realtà, per cominciare a fare sapone non è necessario dilapidare uno stipendio e nemmeno portarsi in casa decine di oli o additivi particolari, soprattutto se ancora non si è compreso, fino in fondo, come utilizzarli e quando.

Dovendo ipotizzare una dispensa minimale dell’apprendista saponaio, direi che è indispensabile procurarsi:

  • Un olio insaturo come l’oliva già basterebbe, ma volendone un altro da abbinare si può scegliere tra olio di riso o olio di mandorle per stare su quelli facile da trovare.
  • Olio di cocco, ingrediente fondamentale per la schiuma
  • Un paio di grassi saturi, a scelta, tra quelli vegetali o animali
  • Olio di ricino, non fondamentale, ma se c’è e si abbina con l’olio di cocco, la schiuma migliora
  • Soda caustica, ovviamente. No soda, no sapone!
  • Un paio di oli essenziali a scelta. La lavanda è un super classico. Magari evitare gli agrumi che hanno sì un aroma fantastico ma, se non si usano in dosi congrue, svaniscono subito. Un’alternativa agli oli essenziali sono le fragranze cosmetiche per sapone. Si trovano solo online, ma hanno un’ottima resa. Nel nostro gruppo su Facebook c’è un elenco sempre aggiornato sulle fragranze che ammassano.
  • Volendo fin da subito darsi alla soap-art, si possono acquistare online un paio di miche cosmetiche. Nel gruppo Facebook ci sono gli album sui colori che si possono ottenere, invece, con ingredienti naturali.
  • Tra gli additivi, quelli che può valere la pena acquistare all’inizio sono gli anti-ossidanti (sodio gluconato o oleoresina di rosmarino) e, volendo anche l’effetto anti-scum, il sodio citrato. Non è scritto sulla pietra che *tutti* li debbano usare *sempre*. Ma possono servire, ecco.

Additivi, fragranze, miche e alcuni oli si acquistano più facilmente online. Nel nostro gruppo su Facebook c’è un elenco dei fornitori e tante altre informazioni su dove trovare i materiali.

For dummies in pillole: metodo ad acqua ridotta

Nei saponi fatti col metodo a freddo di base, l’acqua è calcolata in rapporto al peso dei grassi e ne rappresenta circa un terzo. Nel nostro manuale “Il sapone fatto in casa for dummies” introduciamo anche un altro sistema per determinare la quantità del liquido, che non è più basata sulla quantità di grassi, ma sulla concentrazione della soluzione caustica (ovvero sul rapporto tra peso della soda e peso del liquido). Quando si comincia a ragionare in termini di concentrazione della soluzione caustica, ecco che si entra nell’ambito dei metodi a freddo ad acqua ridotta o “scontata”. Questo metodo è descritto in dettaglio nel nostro manuale “Il sapone fatto in casa for dummies” ma qui riporto un riepilogo generale che, per ragioni di spazio, non era stato possibile inserire nel libro. Le informazioni si riferiscono ai saponi solidi, cioè quelli fatti con la soda caustica, non ai saponi liquidi.

Temperature di miscela – Oli tra 40 e 45° C. Soluzione caustica a meno di 40° C.


Consistenza della pasta di sapone – Da fluida a densa a seconda degli oli usati e della concentrazione di soda. Adatta a saponi decorativi semplici (soprattutto quelli a strati), meno adatta agli swirl.


Consistenza del sapone – Omogenea, liscia. Scegliete lo stampo in base al tipo di pasta che prevedete di ottenere. Almeno all’inizio, usate stampi con divisori, oppure semplici stampi individuali senza troppo dettaglio.


Ingredienti da evitare – Da evitare o usare con grande perizia tutti gli ingredienti che provocano surriscaldamento (ingredienti zuccherini, latte, olio di cocco in grandi quantità, olio di riso etc). Lavorando con soluzioni caustiche più concentrate, la temperatura tenderà a essere sempre più alta.


Adatto per – Saponi solidi per il corpo, il bucato, gli animali domestici, la casa


Non adatto per – Saponi decorativi dove bisogna lavorare a temperature basse, saponi in crema o trasparenti.


Da evitare assolutamente per – Saponi liquidi, saponi con misto alcali KOH-NaOH


Aggiunta oli surgrassanti – Indifferentemente al nastro o all’inizio, regolando opportunamente lo sconto soda.


Vantaggi – Saponi più duri e compatti, senza bisogno di alte percentuali di grassi saturi. Tempi di asciugatura ridotti. Attenzione perché lavorare ad acqua ridotta non accorcia in automatico il tempo di stagionatura del sapone. La stagionatura, lo ricordo, non serve solo a far asciugare il sapone, ma serve soprattutto a far compattare e assestare la struttura cristallina dei sali sodici che lo compongono.


Svantaggi – Limitazioni nella scelta degli ingredienti. Richiede esperienza.

Ricettinaaaa: salty dog con cottura nel forno

Il metodo a caldo nel forno è il preferito di Marina per una ricetta classica (ma rognosa), quella dove si usa solo olio di cocco per saponi bianchi e tanto schiumosi da far la schiuma anche in acqua di mare.
Sebbene si possa preparare anche a freddo, il sapone di solo olio di cocco ha sempre la tendenza a surriscaldarsi e fuoriuscire dagli stampi. In questo senso, meglio tenerlo sotto controllo nel forno, a pentola scoperta e stando pronti a intervenire se dovesse minacciare l’effetto vulcano.
Come per tutti i saponi di solo olio di cocco, lo sconto della soda è molto più alto della media, intorno al 15% in questa ricetta ma si può salire fino al 20%.
La soluzione caustica è più acquosa del solito e ha qui una concentrazione del 24% circa, anche per ridurre i rischi di effetto-vulcano. Per la stessa ragione, potete scegliere di lavorare con temperature di miscela più basse del solito, e comunque inferiori ai 40ºC sia per il grasso, sia per la soluzione caustica.

Ingredienti
olio di cocco    2000 g

soda caustica (NaOH)    313 g
acqua    1000 g

Dopo la cottura:
olio essenziale di limone    20 ml
olio essenziale di rosmarino    12 ml
olio essenziale di lavanda    8 ml
olio essenziale di mirto    4 ml

Procedimento
1.    Preparate il piano di lavoro, le attrezzature di sicurezza, gli stampi e gli ingredienti.
2.    Accendete il forno e lasciatelo scaldare secondo le istruzioni contenute nel libro Sapone fatto in casa for Dummies.
3.    Preparate la soluzione caustica.
4.    Misurate l’olio di cocco nella pentola del sapone. Mettetelo in forno a scaldare.
5.    Quando olio di cocco e soluzione caustica sono pronti (40ºC o meno), versate la soluzione caustica nell’olio di cocco e mescolate.
6.    Mettete la pentola del sapone nel forno e lasciate cuocere, come spiegato nelle Istruzioni passo per passo contenute nel libro.
7.    A fine cottura, aggiungete gli oli essenziali.
8.    Trasferite negli stampi, proteggete la superficie del sapone secondo necessità e isolate gli stampi.
9.    Dopo 24 ore, sformate, tagliate se necessario e mettete a stagionare per almeno 8 settimane.

La riuscita di questa formula richiede lo studio preliminare dei fondamenti e delle tecniche di saponificazione. Non mettevi a provare se non avete alcuna esperienza perché rischiate di sprecare materiale o persino di farvi male. Saponai non ci si improvvisa con qualche consiglio preso sul web!

For dummies in pillole: metodo a caldo nel forno

La saponificazione in forno ha fatto la sua comparsa una quindicina di anni fa, come variante dei metodi a caldo. E’ un metodo il cui esito dipende moltissimo dalle caratteristiche del forno e dalla sua capacità di conservare temperature relativamente basse per un lungo periodo di tempo. E’ anche un sistema di “cottura” che richiede supervisione e che quindi non è adatto a chi è ancora alle prime armi. Questo metodo è descritto in dettaglio nel nostro manuale “Il sapone fatto in casa for dummies” ma qui riporto un riepilogo generale che, per ragioni di spazio, non era stato possibile inserire nel libro. Le informazioni si riferiscono ai saponi solidi, cioè quelli fatti con la soda caustica, non ai saponi liquidi.

Temperature di miscela – Oli: tra i 40ºC e i 50ºC. Soluzione caustica: meno di 40ºC


Consistenza della pasta – Dopo la cottura, la pasta è come una gelatina spessa, ma più fluida di quella cotta a bagnomaria. Non adatta a decori swirl o a stampi con decori intricati. Ideale per stampi semplici da più saponette, con o senza divisori.


Consistenza del sapone – Pastoso, elastico, di aspetto ceroso e colore più uniforme del sapone cotto a bagnomaria, ma mai uniforme come il sapone a freddo. Si presta bene a essere tagliato a fette e timbrato.


Ingredienti da evitare – Latte, miele e additivi zuccherini. Fate attenzione ai grassi che possono far surriscaldare la pasta di sapone. Se li usate, tenete sotto controllo il sapone per evitare l’effetto vulcano.


Adatto per – Lotti da 2 a 5 chili di saponi solidi per tutti gli usi.


Non adatto per – Lotti standard da un chilo. Saponi al latte e miele.


Da evitare per – Saponi con decori molto dettagliati. Saponi swirl.


Aggiunta oli surgrassanti – Dopo la cottura, regolando opportunamente lo sconto soda.


Vantaggi – Possibilità di fare lotti più grandi. La saponificazione è sicuramente completa al termine della cottura. Surgrassanti e additivi si aggiungono a fine cottura e potrebbero rimanere intatti nel sapone finito.


Svantaggi – Non adatto ai principianti. Difficile gestire le temperature del forno.
Il sapone va sorvegliato costantemente durante la cottura. Non è adatto ai piccoli lotti di sapone, compreso il lotto standard (1 chilo di grassi). Lavorare con lotti grandi richiede esperienza, forza e buona manualità. Si rischia di sprecare (e dover recuperare) molto materiale se qualcosa va storto.

For dummies in pillole: il metodo a caldo a bagnomaria

Un paio di pentole d’acciaio, una più grande dell’altra, acqua bollente e via. Il metodo a caldo a bagnomaria è il sistema più immediato per sperimentare qualcosa di diverso rispetto alla saponificazione a freddo. Questo metodo è descritto in dettaglio nel nostro manuale “Il sapone fatto in casa for dummies” ma qui riporto un riepilogo generale che, per ragioni di spazio, non era stato possibile inserire nel libro. Le informazioni si riferiscono ai saponi solidi, cioè quelli fatti con la soda caustica, non ai saponi liquidi.

Temperature di miscela – Oli tra i 40° e i 50° C, soluzione caustica meno di 40° C.


Consistenza della pasta – Dopo la cottura, la pasta è come una gelatina molto spessa. Non adatta ai decori swirl, né agli stampi con decori dettagliati. Meglio versarla in stampi semplici, singoli o multipli con o senza divisori. Un sistema per rendere la pasta più fluida è l’aggiunta del sodio lattato.


Consistenza del sapone – Pastoso, elastico, di aspetto ceroso o traslucido e un po’ rugoso in superficie. Si presta bene a essere tagliato a fette e timbrato.


Ingredienti da evitare – Latte. Miele e additivi zuccherini da usare con cautela.


Adatto per – Saponi solidi per il corpo, il bucato, gli animali domestici. Saponi che contengano ingredienti che possono far ammassare la pasta di sapone, in particolare cera d’api, colofonia, catrame vegetale, ma in questo caso bisogna fare particolarmente attenzione a che le temperature non diventino troppo alte.


Non adatto per – Saponi al latte, saponi decorativi con alto dettaglio, come gli swirl.


Da evitare assolutamente per – Saponi whipped.


Aggiunta di oli surgrassanti – Dopo la cottura, regolando opportunamente la quantità di soda all’inizio.


Vantaggi – La saponificazione è sicuramente completa al termine della cottura. Surgrassanti e additivi si aggiungono a fine cottura e potrebbero rimanere intatti nel sapone finito. Il sistema del bagnomaria è alla portata di tutti, non richiede acquisti di attrezzature speciali.


Svantaggi – Scelta più limitata per gli ingredienti. Il sistema a due pentole richiede buona manualità e una certa forza. Costi di produzione superiori per l’energia impiegata nella cottura. La cottura va sorvegliata.

L’uso di questa tecnica presuppone la conoscenza delle basi della saponificazione e una certa dimestichezza coi metodi a freddo. Non mettevi a provare se non avete alcuna esperienza perché rischiate di sprecare materiale o persino di farvi male. Saponai non ci si improvvisa con qualche consiglio preso sul web!

For dummies in pillole: il metodo a caldo nella crockpot

Crockpot è la marca più famosa

Crockpot è il nome della marca inglese più famosa, ma la pentola elettrica a cottura programmata è ormai diventata un “oggetto” che si trova anche in Italia e che non costa più una fortuna. Molti in questi anni – compresa la sottoscritta – l’hanno comprata per farci il sapone a caldo perché è molto più comoda del bagnomaria, più sicura ed efficiente del forno. Questo metodo di saponificazione a caldo è descritto nel nostro manuale “Il sapone fatto in casa for dummies” ma qui riporto un riepilogo generale che, per ragioni di spazio, non era stato possibile inserire nel libro. Le informazioni si riferiscono ai saponi solidi, cioè quelli fatti con la soda caustica, non ai saponi liquidi.

Temperature di miscela –  Oli tra i 40° e i 50° C, soluzione caustica a meno di 40°


Consistenza della pasta – Dopo la cottura, la pasta è come una gelatina spessa, ma più fluida di quella cotta a bagnomaria. Ottima per saponi semplici, da tagliare a fette.
Non adatta per stampi con decori intricati. Ideale per stampi semplici, individuali o da più saponette, con o senza divisori.


Consistenza del sapone – Pastoso, elastico, di aspetto ceroso e colore più uniforme del sapone cotto a bagnomaria, ma mai uniforme come il sapone a freddo. Si presta bene a essere tagliato a fette e timbrato.


Ingredienti da evitare – Latte, miele e additivi zuccherini. Fate attenzione anche ai grassi che possono far surriscaldare la pasta di sapone.


Adatto per – Lotti standard da 1 kg o più piccoli. Saponi solidi per tutti gli usi. Saponi semi-trasparenti


Non adatto per – Lotti grandi, saponi decorativi tipo swirl.


Aggiunta di oli surgrassanti – Dopo la cottura, aggiustando opportunamente lo sconto dell’alcali.


Vantaggi della cottura in pentola elettrica – Possibilità di fare lotti più piccoli del lotto standard da 1 kg, ideale per esperimenti con nuove ricette a caldo.  Valida alternativa al metodo a bagnomaria perché non richiede “sorveglianza”. Più sicuro per i saponi che contengono alcol perché non si lavora con fiamme libere. La saponificazione è sicuramente completa al termine della cottura.
Surgrassanti e additivi si aggiungono a fine cottura quando la saponificazione è finita.


Svantaggi – Non si possono fare lotti molto grandi. La pentola di ceramica è pesante, ci vuole una bilancia che porti almeno 5 chili con divisioni di 1 grammo. L’alternativa è pesare tutto in contenitori separati o preparare il sapone in una pentola normale e poi trasferirlo nella crockpot per la cottura.
E’ richiesto un piccolo investimento iniziale per comprare la pentola e va messo in conto il consumo energetico per farla funzionare. La pentola di ceramica può danneggiarsi al contatto con gli alcali e non in tutti i modelli può essere sostituita.