Oli nel sapone: parliamo di resa più che di proprietà

Spesso si fa confusione tra quelle che sono le “proprietà” degli oli e la loro “resa” nel sapone. Quando nel nostro libro, per esempio, elenchiamo gli oli e le loro proprietà, ci riferiamo alle caratteristiche intrinseche di quell’ingrediente nel momento in cui viene utilizzato puro e tal quale.

IMGP4325La saponificazione è un processo chimico che muta del tutto la natura dei materiali che la innescano: gli acidi grassi e l’idrossido di sodio o di potassio diventano un sale inerte la cui qualità e “proprietà” si misura con parametri diversi rispetto a quella degli ingredienti che si sono usati per produrlo. Se per gli oli e per le preparazioni cosmetiche che li utilizzano senza trasformarli, si parla di “proprietà”, per il sapone è più appropriato parlare di “resa”.

E la resa (consistenza, schiumosità, detergenza) è data dal tipo di acidi grassi che sono contenuti negli oli e che vengono saponificati. Anche se le materie grasse in natura sono tantissime, gli acidi grassi che le compongono, in realtà, sono sempre gli stessi. Gira e rigira, l’olio di oliva o l’olio di Camelia subtropicale hanno alla fine il medesimo “corredo chimico”, dato da una combinazione variabile di acido oleico, miristico, stearico, palmitico, ricinoleico, linoleico, linolenico e laurico in quantità differenti. Ora, se alcuni acidi grassi (tipo il laurico contenuto nel grasso di cocco) hanno una resa tipica e ricorrente (laurico = schiuma; stearico = sapone duro), altri come l’oleico, che si trova in percentuali variabili in *tutti* i grassi esistenti, hanno nel sapone rese molto meno specifiche e sicuramente *non* cosmetiche.

Questo è un discorso che va tenuto presente anche quando si decide di utilizzare oleoliti nel sapone, cioè quei grassi nei quali, con una delle tante tecniche conosciute, sono state fatte macerare erbe e piante officinali oppure spezie.

Quali sono le funzioni di un oleolito nel sapone? In alcuni casi (pochi) quello di dare colore. Alloro e calendula sono esempi di oleoliti che hanno questa funzione. Nella maggioranza dei casi invece, a seconda dello sconto della soda, l’aggiunta di un oleolito aumenta la percentuale di grasso libero e quindi diminuisce l’aggressività di un sapone. Gli oleoliti *non* trasmettono al sapone le proprietà attive della specie botanica con cui sono fatti. Perché il sapone non ha proprietà cosmetiche di alcun tipo, se non quella di detergere. Quello che conta, ai fini della resa nella saponificazione, è piuttosto il tipo di olio con cui l’oleolito è stato prodotto: se è in olio polinsaturo il sapone sarà più molle, se in olio monoinsaturo (oliva) sarà meno schiumoso e così via.

2 thoughts on “Oli nel sapone: parliamo di resa più che di proprietà

  1. quindi un sapone all’aloe oppure alla calendula non ha le proprietà lenitive di queste due specie ?

    • Un sapone è un detergente, non ha alcuna altra funzione se non quella di lavare la pelle. Le sostanze attive contenute nell’aloe, nella calendula o in qualsiasi altra specie officinale non solo difficilmente sopravvivono allo sbalzo termico e all’ambiente alcalino della saponificazione. Ma quand’anche restassero nel sapone finito, si troverebbero comunque dentro a un prodotto che rimane sulla pelle per pochi secondi e poi sparisce insieme all’acqua del risciacquo senza alcuna possibilità di penetrare nell’epidermide. Le trovate del sapone “lenitivo” alla calendula o all’aloe sono costruzioni del marketing cosmetico.

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